Cos’è la meditazione?
In parole povere, meditare significa essere presenti a ciò che si fa al 100%. Se sto tagliando una zucchina, sto tagliando una zucchina: ne sento la consistenza sotto le dita, la temperatura, il profumo, sono consapevole della sua esistenza e del fatto che sto per mangiarmela. Ogni movimento è ponderato, non automatico, prende il suo spazio e il suo tempo. In uno stadio avanzato di meditazione Io divento la zucchina, il coltello e il movimento. I testi yoga tradizionali spiegano la meditazione e le sue fasi nel modo che segue. Pratyahara, dhāraṇā, dhyāna e samādhi sono fasi progressive del medesimo e ininterrotto processo mentale che conduce ad una sempre maggior concentrazione. Questo processo si chiama meditazione. Il samādhi è uno stato avanzato di dhyāna, dove la mente non ha più autocoscienza di sé ed è in grado di sprofondare nel mondo Reale, di là del mondo fenomenico . Cosa vuol dire tutto ciò? Cerchiamo di seguire il filo. Nella nostra vita di tutti i giorni, quando cerchiamo di concentrarci su qualcosa (ad esempio su A) le distrazioni della mente sono sempre tante (ad esempio B, C, D, E) e si mescolano continuamente tra loro e con l’oggetto su cui ci vogliamo concentrare. Il pensiero ordinario è un mix cangiante di pensieri di questo tipo: A, D, B, A, A, E, D, A. Spesso durante il giorno, le distrazioni (le freccette in figura) sono talmente tante, che non ci viene neanche in mente di poterci concentrare su qualcosa. La mente è rapita dai pensieri che, come scimmie , saltellano da un ramo all’altro, e non si accorge neanche dell’oggetto della nostra osservazione di fronte a lei. Stato mentale di una persona comune La concentrazione è possibile solo se il bombardamento degli stimoli esterni cessa per un po’. Questo è ciò che accade durante pratyahara. Nel pratyahara i sensi sono volontariamente tagliati fuori e, assieme ai sensi, anche tutte le interferenze provenienti dal mondo esterno. Stato mentale di una persona in pratyahara La coscienza, a questo punto, si ritira all’interno della mente. Qui, però, trova ancora pensieri e distrazioni provenienti dall’interno: ricordi, preoccupazioni, castelli in aria, pensieri sul futuro. A questo punto, è necessario eliminare anche queste interferenze interne e lo si fa progressivamente con gli stati di dhāraṇā e dhyāna. Lo strumento che si utilizza è l’oggetto scelto su cui meditare che può essere qualsiasi cosa: la fiamma di una candela, l’immagine di un cakra, un maṇḍala, un simbolo, l’immagine di un santo, e Oggetto di meditazione Con dhāraṇā si focalizza gradualmente la coscienza sull’oggetto della meditazione, instaurando con esso un semplice contatto, e lo si fa cercando di evitare le interruzioni. Quando la mente divaga, la si riconduce dolcemente all’oggetto. Stato mentale di una persona in dhāraṇā Con dhyāna la concentrazione diventa abbastanza profonda da instaurare con l’oggetto una forma di dialogo senza interruzioni. Stato mentale di una persona in dhyāna Rimane un ultimo ostacolo nel processo Yoga: la mente sa di esserci e di far parte del processo di meditazione, e ciò causa ancora una piccola interferenza. L’unico strumento per superare quest’ultimo ostacolo è la perseveranza nello stato di dhyāna che ci condurrà naturalmente allo stato di samādhi. Nello stato di samādhi, chi percepisce, l’oggetto percepito e la percezione stessa si fondono in un’unica cosa. In quello stato, il triangolo non si conosce solamente per il fatto che con esso si è instaurato un contatto senza interruzioni, ma perché ci si è fusi con il triangolo stesso. È la differenza tra il mettersi nei panni di un’altra persona e il diventare l’altra persona fondendosi in essa. Stato mentale di una persona in samādhi In altre parole, nello stato di dhyāna la mente è ancora consapevole di sé stessa e della sua partecipazione residua al processo meditativo, nel samādhi si perde l’autocoscienza ovvero la mente cessa di essere consapevole della sua esistenza. Lo scomparire dell’autocoscienza è quello stato di grazia che, talvolta, spalanca le porte a un mondo nuovo, fatto di ispirazione, invenzioni fino ad allora impensabili, melodie illuminate e così via. Chi esce dal samādhi è più saggio perché ha raggiunto la fonte dell’eterna sapienza: il Sé. Per finire: tutti i passaggi della meditazione (pratyahara, dhāraṇā, dhyāna e samādhi) possono avvenire solo gradualmente, con naturalità e senza forzature. er approfondire meglio l’argomento si veda Yoga. Il meraviglioso viaggio del Sé – la saggezza.